L’attesa in aeroporto è quasi un rito. Tra la ricerca del gate e i continui controlli all’orologio, una pausa caffè o un pasto veloce diventano un momento quasi sacro. Ma se vi dicessi che a Barcellona, nel cuore pulsante del Terminal 1 di El Prat, questa pausa si è trasformata in un’autentica finestra sul futuro? Mi sono imbattuto in Self, un nome che è già una dichiarazione d’intenti. Non un bar qualunque, ma un locale dove a servirti non è un essere umano, bensì un complesso sistema di bracci robotici.
Ho voluto provare in prima persona cosa significa entrare in un bar con intelligenza artificiale, dove l’efficienza algoritmica prende il posto del sorriso di un barista. Un’esperienza che mi ha affascinato e, allo stesso tempo, mi ha spinto a riflettere profondamente sul ruolo che l’uomo è destinato ad avere in un mondo sempre più automatizzato.
Self: molto più di un semplice bar automatizzato
Quando si sente parlare di “bar robotico”, la mente corre subito ai distributori automatici di ultima generazione. Ma Self è qualcosa di completamente diverso. Non si tratta di una macchina che eroga bevande, ma di un vero e proprio sistema integrato che gestisce l’intero processo, dalla presa dell’ordine alla consegna.
L’impatto visivo è notevole: dietro un vetro protettivo, due bracci robotici si muovono con una fluidità quasi ipnotica, afferrando bicchieri, dosando ingredienti e preparando le ordinazioni con una precisione millimetrica. È uno spettacolo che attira la curiosità dei passanti, molti dei quali si fermano a filmare la scena con i loro smartphone.
Come funziona l’esperienza in un bar con intelligenza artificiale
L’interazione con il sistema è studiata per essere intuitiva e immediata. Una volta trovato posto, ci si trova davanti a un tablet. Il menu digitale è chiaro e ben organizzato, con immagini e descrizioni dettagliate di ogni prodotto.
Il processo di ordinazione: semplice e digitale
La prima fase è la selezione. Si naviga tra le varie categorie – caffè, bevande, snack – e si aggiunge tutto al carrello virtuale. La personalizzazione è un punto di forza: è possibile scegliere la quantità di zucchero, il tipo di latte o aggiungere extra, proprio come si farebbe con un barista in carne e ossa.
Una volta confermata la scelta, si passa al pagamento, che avviene direttamente tramite il terminale POS integrato. Da quel momento, lo spettacolo ha inizio. Il tuo ordine appare su un grande schermo, insieme a quelli degli altri clienti, con l’indicazione dello stato di preparazione in tempo reale.
I robot all’opera: una coreografia di precisione
È qui che l’intelligenza artificiale entra in gioco. Il software non si limita a eseguire una sequenza di comandi, ma ottimizza la preparazione di più ordini contemporaneamente. Mentre un braccio prepara un cappuccino, l’altro potrebbe già versare un succo d’arancia.
I movimenti sono calibrati per evitare collisioni e massimizzare l’efficienza. I sensori di cui sono dotati i bracci garantiscono che ogni azione sia eseguita correttamente, dal perfetto dosaggio degli ingredienti alla chiusura del coperchio del bicchiere.
La velocità è sorprendente, ma è la costanza a colpire di più: ogni caffè è identico al precedente, ogni bevanda preparata secondo standard impeccabili. Per chi si occupa di processi e flussi di lavoro, è affascinante vedere applicati i principi della lean manufacturing a un settore tradizionalmente “umano”. Potete approfondire questi concetti su piattaforme come Coursera, che offre corsi su automazione e gestione dei processi.
Il ruolo dell’uomo: da esecutore a supervisore
Osservando questo sistema in azione, la domanda sorge spontanea: e le persone? L’uomo non è scomparso, ma il suo ruolo è radicalmente cambiato. Nel locale è sempre presente un operatore umano, ma i suoi compiti sono molto diversi da quelli di un barista tradizionale. Non prende ordinazioni e non prepara bevande. La sua funzione è quella di supervisore del sistema.
Si assicura che i robot funzionino correttamente, interviene in caso di anomalie e, soprattutto, si occupa del rifornimento delle materie prime: caffè in grani, latte, bicchieri, zucchero. In un certo senso, il suo è un lavoro di “backstage”, essenziale per far sì che la performance in primo piano sia impeccabile.
Questo slittamento di competenze è uno degli aspetti più interessanti e, per certi versi, controversi dell’avanzata dell’automazione. Non si tratta di una sostituzione 1 a 1, ma di una ridefinizione delle professionalità richieste.
Pro e contro di un servizio completamente automatizzato
Questa esperienza mi ha portato a riflettere sui vantaggi e gli svantaggi di un modello come quello di Self.
I vantaggi innegabili
Velocità ed efficienza: In un contesto come un aeroporto, dove il tempo è un fattore critico, la capacità di servire un gran numero di clienti in modo rapido e senza errori è un enorme punto a favore.
Costanza della qualità: L’AI garantisce che ogni prodotto sia preparato esattamente allo stesso modo, eliminando la variabilità legata al fattore umano. Il tuo caffè sarà sempre uguale, indipendentemente da chi o cosa lo prepari.
Igiene: L’intero processo avviene in un ambiente chiuso e controllato, riducendo al minimo il contatto umano con cibi e bevande, un aspetto che ha acquisito ancora più importanza negli ultimi anni.
Operatività h24: Un sistema robotico può, in teoria, funzionare ininterrottamente, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, senza pause o cali di rendimento.
Le criticità e l’elemento umano perduto
Tuttavia, c’è un rovescio della medaglia. L’interazione umana, per molti, è una parte fondamentale dell’esperienza di andare in un bar. Manca il saluto del barista, il consiglio su cosa scegliere, la piccola chiacchierata mentre si aspetta. Manca quel calore umano che nessuna macchina, per quanto efficiente, può replicare. È un servizio indubbiamente funzionale, ma anche freddo, impersonale.
Un altro errore comune è pensare che questi sistemi siano infallibili. Anche la tecnologia più avanzata può avere dei problemi. Cosa succede se un braccio si blocca o se il software va in crash? L’intervento umano diventa cruciale, e la persona presente deve avere competenze tecniche specifiche per risolvere il problema.
La formazione del personale diventa quindi fondamentale, come evidenziato anche da piattaforme di e-learning come Udemy che offrono corsi su robotica e manutenzione.
Conclusione: un assaggio di futuro tra efficienza e nostalgia
La nostra visita al bar (dimenticavo di dirvi che c’era anche mia moglie) con intelligenza artificiale Self è stata un’esperienza illuminante. Da un lato, ho toccato con mano l’incredibile potenziale dell’automazione nel settore dei servizi: efficienza, precisione e una gestione ottimizzata delle risorse.
Dall’altro, ho avvertito con forza l’assenza di quel tocco umano che trasforma una semplice transazione commerciale in un’esperienza piacevole e memorabile. Self non è solo un bar, ma un vero e proprio esperimento sociale e tecnologico che ci costringe a interrogarci sul futuro che vogliamo.
Un futuro dove la tecnologia ci servirà in modo impeccabile, ma che rischia di farci sentire un po’ più soli. Forse, la vera sfida non sarà costruire robot più intelligenti, ma trovare il giusto equilibrio tra l’inarrestabile progresso tecnologico e il nostro bisogno innato di connessione umana.