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Obsolescenza programmata: come riparare i tuoi dispositivi e salvare il pianeta.

L’obsolescenza programmata è un problema? Combattila riparando

Vi è mai capitato che il vostro smartphone, perfettamente funzionante fino al giorno prima, inizi a rallentare in modo inspiegabile subito dopo l’uscita del nuovo modello? O che la vostra stampante smetta di funzionare segnalando un errore misterioso, anche se sembra in perfette condizioni? Non è sfortuna e, molto probabilmente, non è nemmeno un caso. Potreste essere di fronte a uno dei fenomeni più controversi e diffusi dell’economia moderna: l’obsolescenza programmata. Questa strategia, tanto invisibile quanto impattante, consiste nel progettare deliberatamente prodotti con un ciclo di vita limitato, spingendo i consumatori a sostituirli più frequentemente. In questo articolo non solo faremo luce su questo problema, ma vi forniremo strumenti e consigli pratici per combatterlo, partendo da un gesto tanto semplice quanto rivoluzionario: la riparazione.

Che cos’è l’obsolescenza programmata e chi l’ha inventata?

L’obsolescenza programmata, in parole semplici, è la politica di pianificare o progettare un prodotto con una vita utile artificialmente limitata, in modo che diventi obsoleto, ovvero non più funzionante o alla moda, dopo un certo periodo.

L’obiettivo? Ovviamente, spingere il consumatore a un nuovo acquisto. Non si tratta di un’invenzione recente. Sebbene il termine sia stato reso popolare da Bernard London nel suo saggio del 1932 Ending the depression through planned obsolescence, l’idea fu messa in pratica già negli anni ’20 dal Cartello Phoebus, un consorzio di produttori di lampadine (tra cui Osram, Philips e General Electric) che si accordò per ridurre la durata media delle lampadine da 2.500 a sole 1.000 ore, al fine di incrementarne le vendite. Una strategia commerciale, quindi, che pone il profitto al di sopra della durabilità.

Il principio di obsolescenza: una strategia deliberata

Il principio alla base è puramente economico. In un mercato saturo, dove quasi tutti possiedono già un determinato bene (come uno smartphone o un frigorifero), l’unico modo per continuare a vendere è fare in modo che i prodotti esistenti si rompano o vengano percepiti come superati. Questo può avvenire in diversi modi:

  • Obsolescenza funzionale: Un componente vitale è progettato per rompersi dopo un certo numero di utilizzi (pensiamo ai chip delle cartucce per stampanti).
  • Obsolescenza software: Gli aggiornamenti rendono i dispositivi più vecchi incompatibili o estremamente lenti (un classico per gli smartphone Apple o Android).
  • Obsolescenza percepita: Attraverso il marketing e il design, i prodotti vengono resi “fuori moda”, spingendo all’acquisto del nuovo modello anche se il vecchio funziona ancora perfettamente.
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Un sinonimo? Invecchiamento pianificato

Un altro modo per definire questo fenomeno è invecchiamento pianificato o a tempo. Questa espressione rende forse ancora meglio l’idea di un processo deliberato, studiato a tavolino dai produttori per garantirsi un flusso costante di entrate. Non si tratta di un difetto di fabbricazione, ma di una caratteristica intrinseca del progetto.

Perché l’obsolescenza programmata dei dispositivi ha un forte impatto sull’ambiente?

L’impatto ambientale dell’obsolescenza programmata è devastante. Ogni volta che sostituiamo un dispositivo elettronico, contribuiamo a un circolo vizioso di produzione e smaltimento che ha conseguenze enormi.

Innanzitutto, la produzione di nuovi dispositivi richiede l’estrazione di materie prime preziose e spesso rare, come il coltan, il litio e le terre rare, la cui estrazione è legata a conflitti, sfruttamento e gravi danni ambientali.

In secondo luogo, il ciclo di produzione consuma enormi quantità di energia e acqua, generando emissioni di CO2 che contribuiscono al cambiamento climatico. Infine, c’è il problema dei rifiuti elettronici (RAEE).

Secondo il Global E-waste Monitor 2024 delle Nazioni Unite, nel 2022 sono state generate 62 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, una cifra destinata a crescere. Questi rifiuti, se non smaltiti correttamente, rilasciano sostanze tossiche come mercurio, piombo e cadmio nel suolo e nelle falde acquifere, con gravi rischi per la salute umana e per gli ecosistemi.

Riparare un dispositivo significa interrompere questo ciclo, riducendo la domanda di nuovi prodotti e la quantità di rifiuti generati.

Quali prodotti hanno obsolescenza programmata?

Sebbene sia difficile dimostrarlo legalmente per ogni singolo prodotto, l’obsolescenza programmata è una pratica sospettata in moltissimi settori. Ecco alcuni degli esempi più comuni:

  • Smartphone e tablet: Batterie incollate difficili da sostituire, software che rallentano i modelli più vecchi, porte di ricarica fragili e costi di riparazione esorbitanti. La durata media del ciclo di vita di uno smartphone, purtroppo, si è assestata tra i 2 e i 3 anni.
  • Stampanti: Chip che bloccano le cartucce dopo un certo numero di stampe, anche se contengono ancora inchiostro, o contatori interni che bloccano la stampante dopo un determinato ciclo di lavoro, richiedendo un intervento tecnico costoso.
  • Elettrodomestici: Lavatrici, frigoriferi e lavastoviglie con componenti elettronici sigillati o parti di ricambio introvabili dopo pochi anni.
  • Cuffie e auricolari wireless: Le piccole batterie al litio all’interno hanno un numero limitato di cicli di ricarica e sono quasi sempre impossibili da sostituire.
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Cosa si può utilizzare per contrastare la rapida obsolescenza dell’hardware?

La buona notizia è che non siamo impotenti. Come consumatori, abbiamo il potere di cambiare le cose attraverso le nostre scelte. Il movimento per il “diritto alla riparazione” sta guadagnando terreno in tutto il mondo, spingendo per leggi che obblighino i produttori a rendere i loro prodotti più facili da riparare. Ma possiamo agire fin da subito.

CaratteristicaDescrizione
Riparare invece di sostituirePrima di buttare un dispositivo, valutare sempre la possibilità di ripararlo. Spesso si tratta di un intervento semplice ed economico.
Scegliere prodotti riparabiliInformarsi prima dell’acquisto. Siti come iFixit assegnano punteggi di riparabilità ai dispositivi elettronici.
Acquistare ricondizionatoUn dispositivo ricondizionato è un prodotto usato che è stato testato, pulito e riparato per essere perfettamente funzionante, con un grande risparmio economico e ambientale.
Supportare marchi eticiPrivilegiare aziende che progettano prodotti modulari e duraturi e che forniscono pezzi di ricambio e manuali di riparazione (es. Fairphone).
Manutenzione regolarePrendersi cura dei propri dispositivi con una manutenzione costante ne allunga significativamente la vita utile.

Approfondiamo questi punti. Riparare è il gesto più potente. Spesso, quello che sembra un guasto irreparabile è in realtà la rottura di un singolo, piccolo componente. Imparare a fare piccole riparazioni o rivolgersi a riparatori indipendenti non solo fa risparmiare, ma invia un messaggio chiaro ai produttori.

Scegliere con consapevolezza è altrettanto cruciale. Prima di un acquisto importante, dedicate dieci minuti a una ricerca online. Esistono forum, recensioni e guide che analizzano la durabilità e la riparabilità dei prodotti. Questo piccolo sforzo iniziale può salvarvi da una sostituzione prematura. Pensateci, è un investimento di tempo che si ripaga da solo.

Infine, la manutenzione. Sembra banale, ma pulire regolarmente i filtri di un elettrodomestico, non lasciare un laptop sempre in carica o proteggere lo smartphone con una cover può fare la differenza tra un dispositivo che dura due anni e uno che ne dura cinque.

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Come far durare il telefono più a lungo?

Lo smartphone è forse il simbolo per eccellenza dell’obsolescenza programmata. Ecco alcuni consigli pratici per allungarne la vita:

  1. Proteggi la batteria: È il componente che si usura più velocemente. Evita di scaricarla completamente o di tenerla al 100% per lunghi periodi. L’ideale è mantenerla tra il 20% e l’80%. Evita anche di esporre il telefono a temperature estreme, sia calde che fredde.
  2. Mantieni il software pulito: Disinstalla le app che non usi. Liberano spazio di archiviazione e riducono i processi in background che consumano batteria e rallentano il sistema operativo, sia esso Android o iOS.
  3. Usa una protezione adeguata: Una buona cover e una pellicola protettiva per lo schermo possono prevenire il 90% dei danni da caduta, che sono tra le principali cause di sostituzione del telefono.
  4. Sostituisci la batteria: Quando la batteria inizia a durare troppo poco, non cambiare telefono! Sostituire la batteria costa molto meno e può dare al tuo dispositivo un altro paio d’anni di vita. È l’intervento più efficace in assoluto.

Conclusione: un consumatore informato è un consumatore potente

L’obsolescenza programmata non è una fatalità, ma una strategia commerciale contro cui possiamo e dobbiamo lottare. Scegliere di riparare, informarsi prima di acquistare e prendersi cura dei propri oggetti sono atti di resistenza che hanno un impatto concreto sia sul nostro portafoglio che sulla salute del pianeta.

Ogni volta che allunghiamo la vita di un prodotto, riduciamo la nostra impronta ecologica e inviamo un segnale forte al mercato, spingendo le aziende a investire in durabilità e sostenibilità anziché nell’usa e getta. La prossima volta che un vostro dispositivo sembrerà “morto”, non arrendetevi subito. Potrebbe essere solo l’inizio della sua seconda vita.

Per approfondire il tema del diritto alla riparazione e trovare guide utili, vi consigliamo di esplorare il sito di The Repair Association, un’organizzazione no-profit in prima linea su queste tematiche.

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